Giuseppe Baruffi an Leo Thun
Rovigo, 10. August 1853
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Regest

Der Mediziner Giuseppe Baruffi bittet um die Verleihung einer Stelle an einer der beiden Universitäten im Königreich Lombardo-Venetien. Vor kurzem hatte er nämlich erfahren, dass seinem Vorgesetzten im örtlichen Spital ein Orden für die Behandlung österreichischer Soldaten verliehen worden sei. Allerdings hatte der Direktor des Spitals keinen einzigen Soldaten kuriert, sondern Baruffi selbst und ein Chirurg hatten alle Soldaten versorgt. Beide haben dafür jedoch keinerlei Anerkennung von Seiten des Staates erhalten. Diese Zurücksetzung und der gleichzeitige Wunsch, sich wieder den medizinischen Studien zu widmen, haben in ihm die Idee reifen lassen, Leo Thun zu bitten, ihm eine Stelle an der Universität von Padua oder Pavia zu verleihen. Er versichert, hierzu durch ausgedehnte Studien in Italien und Frankreich befähigt zu sein, was zahlreiche Diplome bestätigen würden.

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Edierter Text

Eccellenza

Sia parola primitiva di quest’ umile foglio una prece rispettosa, onde impetrare da Vostra Eccellenza il perdono dello averglielo, forse arditamente, inviato. La quale indulgenza io mi attendo dalla specchiatissima degnazione di Lei, che è veramente compresa della utilità, che abbiano a porgere i Magistrati, anco eccelsi, un benigno ascolto alla voce di qualsiasi cittadino di onore.
Giungeva testé a noi la notizia, che Sua Maestà l’Imperatore conferiva la Croce d’oro del merito a questo Direttore dello Spedale civile, Dr. Pignolo, per cure qui prestate ai Militari austriaci infermi o feriti. Ossequiando io la Sovrana Risoluzione, non posso però a meno di far conoscere in via privata a Vostra Eccellenza che il Dr. Pignolo, come Direttore, non curò un infermo giammai nello Spedale, e ch’io solo, come Medico Primario ò trattate a migliaia le malattie interne dei Soldati, e un valente chirurgo si occupava delle esterne lesioni. Non avendomi pertanto il mio lavoro, faticosissimo, straordinario e con ottimi successi riuscito, a vantaggio delle k.k. Truppe, come dimostrano alcune attestazioni onorevoli rilasciatemi dai Signori Ufficiali Superiori, non avendomi, dissi, fruttato un solo cenno di riconoscenza per parte della autorità costituite, dovrò con Virgilio ripetere:
Hos ego versiculos feci, tulit alter honores,
Sic vos non vobis vellera fertis oves, etc.
In me nacque però una lusinga, che Vostra Eccellenza non fosse per isdegnare, col suo alto patrocinio, di procurarmi una qualche riparazione alla desolatrice dimenticanza, in cui furono purtroppo le mie prestazioni sepolte, e perciò mi feci animo a rivolgere il presente indirizzo. Ridesterebbesi allora in me più vivo l’amore agli studi, a cui mi sono per natura inclinatissimo; studi che prosperando eccitarono l’invidia del suddetto Direttore d’Ospitale, e mi costrinsero per tranquillità a dimettermi, dopo undici anni di servizio, dal carico di Medico Primario; studi, che mi valsero i Diplomi delle principali accademie d’Italia, e di una pur celebre di Francia; studi, che mi sorreggeano nell’insegnamento privato della medicina, e nelle Supplenze alla Cattedra di fisica; studi infine, che mi giovarono per la compilazione di assai Memorie scientifiche, pubblicate nei Giornali Italiani, e sovente riportate o citate da altri con lode.
E ardirei qui porle sott’occhio, Eccellentissimo Signor Conte, ch’ io pure, a completo guiderdone d’ogni mio studio e fatica, saluterei con altissimo giubilo la fortuna, che mi levasse ad uno o ad altro dei due Posti Cattedratici, ai quali ò ultimamente aspirato, la cattedra cioè di Terapia Speciale e Clinica Medica nell’ Università di Pavia , e quella di Patologia generale e farmacologia nell’ Università di Padova .
A Vostra Eccellenza, illuminata sostenitrice e pietosa dell’ onest’uomo in isventura, intieramente mi affido; e da Lei, supplice, invoco aiuti efficaci, alzando un fervidissimo voto, acciò alla perfine la mia social posizione in meglio tramuti. Accolga Vostra Eccellenza con favorevole animo i miei sentimenti, e la mia incancellabile gratitudine per lo benificio, ch’Ella avesse a compartirmi, e conceda, ch’io con profondissimo ossequio e venerazione passi a segnarmi.

Di Vostra Eccellenza preclarissima

Umilissimo, Devotissimo ed Obbligatissimo Servitore
Giuseppe Dr. Baruffi

Segretario per le Scienze di questa Accademia
e già Medico Primario dello Spedale civile.

Rovigo, 10. Agosto 1853