Giacomo Ghidoli an Leo Thun
Mailand, 12. Juli 1853
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Regest

Der Kanoniker Giacomo Ghidoli wendet sich an Leo Thun und bittet um Hilfe für zwei Waisen. Die beiden Kinder sind seit dem Tod des Vaters in der Obhut von Ghidoli. Der Vater war Apotheker am Mailänder Militärspital und starb während des Aufstandes 1848. Ghidoli betont dessen Verdienste um Staat und Kirche. Die Kinder sollen eine Schulausbildung erhalten und so zu treuen Dienern des Staates werden, so wie ihr verstorbener Vater. Ghidoli bittet daher um die Hilfe des Staates, da er selbst nicht die finanziellen Lasten für Ausbildung der Kinder tragen könne. Ghidoli vertraut auf die Güte des Kaisers, der sich stets um die Angehörigen seiner treuen Staatsdiener kümmere und bittet um die Fürsprache des Ministers.

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Edierter Text

Eccellenza!

Sullo spirare del passato Agosto col valido appoggio di Sua Eccellenza il Comandante Militare di Lombardia il Signor Conte Giulay osava il sottoscritto umiliare al Governatore Generale del Regno Lombardo-Veneto il Feld-Maresciallo il Signor Conte Radetski rispettosa istanza, colla quale domandava alla Maestà dell’Augusto nostro Sovrano d’essere preso in benigna contemplazione nella nomina della vacante Abazia di S. Barbara in Mantova , onde mettersi in grado di poter giovare a due sgraziati orfanelli, figli del Capo-Farmacista dell’Ospital Militare Francesco Apatschnig, morto in Milano nel 1848, da lui raccolti in tenera età nel tempo appunto, in cui la Rivoluzione più baldanzosa alzava l’aborrità fronte, e più fiera mostravasi contro gl’individui appartenenti all’Austriaco Governo.
Il sottoscritto non conta sui lunghi servigi resi allo Stato, ed alla Chiesa. Al primo in qualità di Direttore Spirituale in quest’ Imperial Regio Instiuto de’ Sordo-Muti, incombenza che da oltre venticinque anni disimpegna tuttora affatto gratuitamente: all’ altra avendo consumati più di trent’anni nella cura delle anime, carriera che batte anche al presente; ma tutto si appoggia e confida nella Clemenza Sovrana ch’egli spera propizia mercè la potente mediazione di Vostra Eccellenza cui non cessa mai d’implorare.
Eccellenza! Se l’umile sottoscritto potrà conseguire il posto che domanda non la sua condizione soltanto sarà migliorata, ma quella ancora di due infelici orfanelli, che in questo mondo non hanno appoggio di sorta alcuna, che son privi di tutto, e senz’altro mezzo di sussistenza che la tenue pensione di annui cento Fiorini per amendue. Fornito il sottoscritto di più larghi mezzi, senz’importunare più oltre chichesia, egli solo penserà per un’educazione de’ suoi tutelati che sia conveniente ai civili loro natali.
Vero è che al maggiore di questi per nome Enrico venne assegnato uno dei posti gratuiti vacanti nell’ Imperial Regio Collegio Longone di questa Città; ma oltre che rimane ancora a suo carico la minora di essi per nome Angiola, le spese occorrenti per l’ammissione al Collegio, il necessario corredo, non che la manutenzione ordinaria, ed annuale di abiti, libri e di molte altre cose che non possono sfuggire alle mente sagace di Vostra Eccellenza non solo assorbiscono il tenue assegno; ma richieggono altri sacrifici a cui non potrebbe sottostare il sottoscritto d’altronde di già aggravato da altri pesi di famiglia. L’Eccellenza Vostra adunque coll’interessarsi a favore dell’esponente compie un’opera di carità: e siccome è proprio delle anime nobili e generose soccorrere altrui, così il sottoscritto vive nella ferma fiducia che l’Eccellenza Vostra giustamente decantata per altezza di sentimenti, e generosità di cuore vorrà adoperarsi per un’individuo che non chiede tanto per sé, quanto per due teneri, e sgraziati orfanelli che non possono sperare soccorso se non dal saggio Governo di Sua Maestà il quale ha sempre tenuto in conto di propri, i figli superstiti de’ fedeli suoi Funzionari. Se i suoi tutelati poi seguiranno, come giova sperare, le onorovoli pedate del padre, il sottoscritto sarà pago di aver preparati dei sudditi fidi, e lealmente attaccati all’Austriaco Governo.
Persuaso il sottoscritto che l’Eccellenza Vostra vorrà accogliere benignamente quanto ebbe l’onore l’esporLe con tutta sincerità e schiettezza, passa a protestarsi coi sentimenti della più alta stima, e maggior considerazione.

Di Vostra Eccellenza Illustrissima

Umilissimo, Divotissimo ed Obbligatissimo Servo

Cavaliere Giacomo Ghidoli Canonico nell’ Imperial Regia Basilica di S. Ambrogio in Milano

Milano li 12. Luglio 1853