Die Äbtissin des Benediktinerinnenklosters auf der Insel Rab in Dalmatien, Maria Luigia Galzigna, bittet Kaiserin Elisabeth um eine Unterstützung, damit am Kloster notwendige Renovierungsarbeiten vorgenommen werden können. Die Äbtissin verspricht, dass ihre Schwestern für sie beten werden.
Italienisch.
Das Schreiben befindet sich im Nachlass gemeinsam mit zehn weiteren Majestätsgesuchen unter der Signatur A3 XXI D320.
Pietosissima Imperatrice!
Fin dall’anno 1839 sono tuttora pendenti due esenziali pertrattazioni che
riguardano questo povero Convento di Suore Benedittine nel Capoluogo dell’Isola
di Arbe [Rab] in Dalmazia.
L’uno aveva per iscopo il ristauro del cadente
edifizio del Monastero, l’altro l’assembramento di tutti quei beni che
appartenevano ad altro convento di Monache Benedittine, sopresso dal preesistito
Governo Francese, i quali beni sono attualmente ancora invenduti e si attrovano
in pubblico potere.
Relativamente al ristauro del Convento la vivente
Pia Imperatrice che Vi precedette
supplicata da questo Religioso Istituto, s’interpose presso l’Augusto Suo Sposo
per l’esaudimento e ben presto ne ottenne il deliberato mediante Aulico Decreto
24. Novembre 1846 No. 38685/4320, ma le successive politiche insorgenze ne
paralizzarono l’efficacia, e ne ritardarono l’esecuzione in modo, che tutto
giorno se ne attende ancora l’effetto. Ed il miserabile edifizio monesterile
minaccia sempre più crollo e rovina.
La supplicazione avvanzata per
l’assembramento dei beni come sopra venne rimandata da prima con avvertimento
dell’Aulico Dicastero 29. Gennajo 1840 No. 1220, che non occupandosi le monache
nell’educazione ed istruzione della gioventù, non hanno diritto a pubblici
sovvegni. In seguito però dopo essersi rassegnate valevoli dilucidazioni e fatto
conoscere che i fondi suddetti erano devoluti unicamente ed esclusivamente
all’Istituto Benedittino, e dopo essersi fatta dichiarazione che le Monache di
questo Convento sono pronte ad assumersi l’incarico dell’istruzione, ed hanno a
tal uopo eretto a loro spese il locale rispettivo scolastico, ove viene già da
gran tempo impartita istruzione elementare femminile da persone secolare pagate
dalla Comune, siffatta supplica non ebbe l’infelice esito della precedente, ma
non ebbe ne meno ancora evasione alcuna, né si sa ove riposi.
Tanto l’una
che l’altra della avvanzate domande sono troppo interessanti e vitali pel ben
essere, anzi per la sussistenza di questo convento. La prima fu esaudita man non
mandata ad effetto. La seconda trattandosi di non portare danno a chi che sia
colla concentrazione di quelli e di beni devoluti unicamente: all’ordine
Benedittino; e trattandosi per ultimo che questo Convento con proprii individui
si assumerebbe gratuitamente l’obbligo dell’istruzione ottenendoli, meriterebbe
egualmente un benigno riflesso ed esaudimento.
Il nome di Vostra Maestà o
piissima Imperatrice suona da un punto all’altro del Vostro Impero sul labbro
dei fedelissimi Vostri Sudditi per le immense beneficenze colle quali Vi siete
compiaciuta di aprire il glorioso regime Vostro, e le quali erano il fregio più
splendido che Vi decorava nel santissimo giorno in cui Vi uniste in isposa
all’Augustissimo Nostro Regnante Francesco Giuseppe
I.
Fate o pietosissima Madre de’ poveri che la benefica
Vostra mano si estenda sopra questo povero Asilo di Suore Benedittine, che
sperano unicamente in Voi, ciò che dall’Augusta
Imperatrice che Vi precedette aveano in parte ottenute, ma non vi
fu giammai effettuate.
Segregate dal Mondo, abbandonate in questo isolato
ritiro, non hanno queste Suore infelici alcun appoggio che quello
dell’orazione.
Accogliete o Pietosissima Imperatrice le umili loro orazioni.
Permettete che Vi scielgano a loro Avvocata ed il loro appoggio sarà solido, ed
esaudito saranno i loro voti.
Esaudisca il Cielo quelli che ogni giorno
innalzano per la Vostra felicità, e per quella dell’Augustissimo Vostro
Sposo.
Arbe, 23. Maggio 1854
Maria Luigia Galzigna Abbadessa